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La stazione radio di Marconi, un gioiello della scienza diventato discarica

Da Coltano, una frazione di Pisa, partì l'impulso elettrico che 85 anni fa illuminò il Cristo Redentore di Rio de Janeiro. Ora è la struttura è un rudere abbandonato

Non gli credevano. Non erano bastate le prime antenne alte dieci piani innalzate pensando di disegnare sei Tour Eiffel nell’orizzonte, là, verso il mare e i tramonti pisani. Non i messaggi e i segnali inviati in vent’anni di sperimentazioni.

Il mondo non credeva a Guglielmo Marconi, non era convinto che dalla palazzina costruita nella palude di Coltano avesse illuminato la comunità scientifica di una scoperta con cui stava rivoluzionando il sistema delle comunicazioni globali. Quella luce di conoscenza si doveva vedere. Se alla scienza serviva una prova di fede, gliel’avrebbe offerta irradiando la sua peggior nemica. Così, 85 anni fa, il 12 ottobre del 1931, il Nobel per la fisica, con un impulso partito dai campi dei Savoia, accecò Rio de Janeiro di gioia avvolgendo di un’aura bianca l’icona religiosa più potente della storia, quella del Cristo Redentore.

 

Da Coltano al Corcovado, 85 anni anni di luce oltre oceanoIl 12 ottobre 1931 da Coltano (Pisa) partì il segnale radio che accese le luci, a Rio de Janeiro, del Cristo Redentore. In quella occasione Marconi dimostrò l'affidabilità l'importanza delle comunicazioni radio intercontinentali. Un semplice gesto, un bottone premuto e la Toscana illuminò il Brasile (Video a cura di Daniela Larocca e Erika Fossi)

 

 

Fondamentale per la guerra che sarebbe arrivata, la radio fu prima utilizzata per un simbolo di pace. Quella statua a oltre 700 metri di altitudine sulla vetta del Corcovado, oggi una metafora planetaria del Brasile inserita dall’Unesco fra le sette meraviglie del mondo, venne inaugurata grazie alla tecnologia messa a punto nella stazione radio-telegrafica fondata dallo scienziato italiano. L’interruttore che accese la pietra saponaria e il calcestruzzo del Gesù fece clic da Coltano. Anzi, per la verità il pulsante fu spinto a Roma, ma gli Ampere necessari all’operazione furono sparati da quella palazzina alle porte di Pisa.

 

Eppure quel nido di luce e conoscenza, dal dopoguerra annega nel buio e nell’abbandono. Tetti sfondati, finestre ricoperte di rampicanti, erbacce, mura sfaldate dalle intemperie e dall’incuria: la Repubblica italiana ha dimenticato Marconi. La stazione del fisico, la prima casa di tutte le innovazioni che avrebbero fatto da fondamenta per la capacità degli uomini di scambiarsi informazioni, oggi cade a pezzi.

Di progetti di recupero in questi anni se ne sono accavallati tantissimi, la stazione Marconi è forse uno dei gioielli del patrimonio storico e architettonico più amati eppure più ignorati dal Paese, una specie di monumento pubblico delle promesse mancate delle istituzioni. «Adottiamo Marconi. Salviamo la stazione radio (1904) di Coltano-Pisa», c’era scritto sui volantini distribuiti alla festa dell’Unità di Riglione nel 1998. E di una “cittadella delle comunicazioni” si parla almeno dal 2002.

Dieci anni fa il Lions Club pisano organizzò perfino un premio di laurea per il recupero della struttura di proprietà del Demanio, da assegnare a un ingegnere che ne avesse progettato il restauro e il recupero a costo zero. Un anno dopo il Rotary, con curiosa e quasi sadica ironia, accompagnò la figlia di Marconi, la principessa Elettra, in un tour sui ruderi dopo averle conferito un riconoscimento alla memoria.

COLTANO, IL CENTRO DI MARCONI È UNA DISCARICA A CIELO APERTO

Sono migliaia i membri del gruppo che avrebbero voluto salvarla dalla sterpaglia e dalle sue rovine. Sei anni fa, dodicimila furono gli italiani che addirittura la indicarono al Fai come uno dei “luoghi del cuore” da strappare al degrado. Tutto caduto nel vuoto. Il centro radio fondato in quella che fu la tenuta pisana dei Savoia da tempo è considerato il “rudere della vergogna”.

Il Comune di Pisa, deciso a farne un museo della comunicazione e della multimedialità con laboratori a disposizione di ricercatori e studiosi dell’università, culla l’idea di poterlo salvare dal 2010. Ma non è mai riuscito a presentare un piano di gestione e valorizzazione al Demanio, necessario per poter ottenere il trasferimento del bene.

Guglielmo Marconi (al centro) preme...
Guglielmo Marconi (al centro) preme il tasto per accendere a distanza l'illuminazione della statua del Redentore che domina Rio de Janeiro

 

 

Solo da pochi mesi è riuscito a trovare i fondi necessari. La Regione ha riacceso una speranza, restituire alla vecchia stazione la vocazione che volle per essa il suo fondatore sembra possibile: «19 novembre 1911. I miei migliori saluti trasmessi per telegrafo senza fili dall'Italia in America. Pisa ore 5.47 pom», pare abbia scritto Marconi nel telegramma inviato al «direttore del New York Times» , una delle prime trasmissioni nell’etere inviate da Coltano, la stazione a cui servì la luce della fede per convincere la scienza.